William Eggleston il maestro della rivoluzione del colore

“Spesso, molto spesso, ho dei sogni fotografici. Sono solo belle immagini, una dopo l’altra, che non esistono. Poco tempo dopo, non li ricordo. Ricordo solo di essere stato molto felice durante il sogno”.

William Eggleston è comunemente riconosciuto come uno dei padri della fotografia artistica a colori. Nato a Memphis, il 27 luglio 1939, William è cresciuto a Sumner, Mississippi. Suo padre era un ingegnere e sua madre, la figlia di un giudice locale di primo piano. Eggleston ha frequentato la Vanderbilt University per un anno, la Delta State College per un semestre, e l’Università del Mississippi (Ole Miss) per circa cinque anni, senza tuttavia portare a termine gli studi.

Durante questi anni universitari, inizia il suo interesse per la fotografia. I libri di Walker Evans, Henri Cartier-Bresson e Robert Frank sono stati, per il fotografo di Memphis, dei modelli da quali attingere. Le prime opere di William Eggleston sono in bianco e nero. Ma ben presto, il fotografo americano abbandona il monocromatico per sperimentare con la tecnologia del colore, fino a quel momento considerata una caratteristica del lavoro commerciale. Eggleston si serve del dye transfer: una tecnica molto costosa, brevettata dalla Kodak negli anni quaranta. Nel dye transfer i negativi di partenza in bianco e nero, vengono stampati in tricromia, attraverso appositi filtri che sviluppano un’ampia gamma di rossi, blu e gialli. Questa tecnica permetteva di ottenere una profondità quasi materica delle immagini e una straordinaria intensità dei colori.

Nel 1976 con il sostegno di John Szarkowski, un’influente storico della fotografia, critico e curatore, il lavoro di William Eggleston viene esibito al Museum of Modern Art di New York. La mostra viene demolita dai critici, che lo accusano di volgarità per il suo uso dei colori “pacchiani”. Lo stesso New York Times aveva definito l’esibizione come “la peggiore mostra dell’anno”. Decenni più tardi, la reputazione della mostra è stata radicalmente rivista. Curatori e critici di oggi, vedono quel momento come una svolta nella storia della fotografia. Difficile, oggi ,non vedere il suo enorme impatto su fotografi come Stephene Shore e Martin Parr o registi come Wim Wenders e Gus Van San.

Il lavoro di William Eggleston è provocatore e innovativo, non solo per l’uso del colore. William Eggleston assume uno sguardo neutrale e crea la sua arte partendo da soggetti banali. Soggetti del suo lavoro sono ora un triciclo, ora un frigorifero, ora un asciugacapelli. Gli adepti del momento decisivo ritenevano, pertanto, questo genere di lavoro, noioso e insignificante. Eggleston fotografa “democraticamente” il mondo che lo circonda. Le sue stampe di grande formato monumentalizzano i soggetti di tutti i giorni e tutto diventa importante alla stessa maniera.

Il fotografo americano non si lascia coinvolgere, resta un osservatore distaccato. Le immagini non ritraggono azioni, né soggetti identificabili. Tuttavia luce, composizione e colori indicano un disegno preciso da seguire.

Eggleston ci fa vedere da prospettive del tutto particolari cose che sono sotto gli occhi di tutti. Fotografa con straordinaria forza espressiva immagini, che utilizzano una vistosa scala cromatica e che, osservano il cambiamento, la solitudine e le paure dell’americano moderno. Un sottofondo di pericolo o disagio ribolle sotto la superficie calma di molte immagini. Una nota di suggestione che le rende avvincenti e difficili da dimenticare.

Se volete vedere il lavoro di altri maestri della fotografia artistica, vi rimando alla sezione Maestri della fotografia. Vi lascio in basso In the real world, un documentario sulla vita di William Eggleston.

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