Di recente, abbiamo assistito a un sorprendente esempio di come la fotografia possa diventare uno strumento prezioso per la riscoperta storica. Un dipinto considerato da tempo perduto, nello specifico un ritratto di Enrico VIII, uno dei monarchi più iconici della storia inglese, è stato ritrovato sullo sfondo di una semplice foto pubblicata sui social.
Tutto è cominciato quando Adam Busiakiewicz, storico dell’arte e consulente per la celebre casa d’aste Sotheby’s, stava scrollando distrattamente il feed di X (ex Twitter). Il 4 luglio scorso, il profilo ufficiale della Lieutenancy del Warwickshire aveva condiviso una foto scattata durante un ricevimento presso lo Shire Hall, un edificio storico nella contea inglese. Lo scatto, come tanti altri, mostrava un gruppo di persone in posa sorridente davanti a una parete decorata da una serie di dipinti.
Ma a colpire l’occhio attento di Busiakiewicz non sono stat i volti dei presenti, bensì un particolare che per molti sarebbe passato inosservato: un quadro incorniciato da un’elegante struttura dorata ad arco, raffigurante un uomo in abiti rinascimentali, con cappello piumato, collane dorate e una spada in mano. “Mi è subito saltato all’occhio,” ha dichiarato lo storico alla BBC. “Era come se il volto mi chiamasse”.
Dopo aver contattato le autorità locali con il suo sospetto, Busiakiewicz è stato invitato a ispezionare di persona l’opera. E le sue intuizioni si sono rivelate fondate: quel ritratto, in effetti, apparteneva alla celebre serie di 22 dipinti commissionata nel XVI secolo da Ralph Sheldon, noto fabbricante di arazzi. La serie decorava un tempo la dimora di Sheldon proprio nel Warwickshire, ma molte delle opere andarono perdute nel corso dei secoli.
Il dettaglio che ha permesso l’identificazione definitiva? La cornice ad arco, perfettamente coerente con le altre sopravvissute della collezione Sheldon. Sebbene sia difficile stabilire con certezza il valore del ritratto, si stima che opere simili della serie siano state vendute per cifre superiori ai 240.000 euro.
Per il mondo della fotografia — e non solo per quello dell’arte — questa vicenda è un promemoria affascinante: a volte, l’elemento più straordinario di uno scatto non è in primo piano, ma si nasconde silenziosamente sullo sfondo, in attesa che qualcuno sappia leggerlo.
Questa storia ci ricorda, inoltre, quanto la fotografia, spesso data per scontata nel suo uso quotidiano, possa diventare uno strumento potente per la conservazione e la riscoperta della memoria collettiva. Ogni scatto, anche il più semplice, ha il potenziale di contenere tracce del passato: dettagli nascosti, frammenti dimenticati, opere d’arte sfuggite al tempo. In un’epoca in cui milioni di immagini vengono condivise ogni giorno, il caso del ritratto di Enrico VIII ritrovato ci invita a rallentare, a guardare con attenzione, e a considerare la fotografia non solo come un mezzo per raccontare il presente, ma anche come una lente attraverso cui osservare e, talvolta, ritrovare il passato.
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