Molti psicologici hanno rivalutato negli anni la funzione della visione rispetto al linguaggio nella conoscenza e nello sviluppo della cultura e della scienza. Se, infatti, il linguaggio viene riconosciuto come il mezzo più importante per la comunicazione dell’informazione e la trasmissione della cultura, la visione è il sistema cognitivo da cui deriva l’informazione più originale e creativa, che viene successivamente codificata nel linguaggio.

Un’illustre scuola di pensiero fotografico sosteneva che il fotografo dovesse già in fase di ripresa pre-visualizzare la fotografia stampata ed operare in modo che tutta la processualità tecnica, dall’esposizione allo sviluppo, seguisse questa visione fotografica .
E’ noto che l’immagine Clearing Winter Storm impegnò il fotografo Ansel Adams per più di vent’anni. Un lavoro lunghissimo che portò a restituire la risposta emozionale che il fotografo cercava. Se scattare in analogico obbligava per una questione di tempi a pensare e quindi a pre-visualizzare (anche inconsciamente) l’immagine scattata, il digitale consente di premere il pulsante con una certa incoscienza, lasciando il risultato finale, anche selettivo, ad una elaborazione successiva. L’avvento del digitale e del file raw sembra aver “spostato in avanti” il processo di realizzazione dell’immagine. La pre-visualizzazione viene il più delle volte rimandata, al momento in cui apriamo il file raw nel nostro programma di gestione.
E’ noto che l’immagine Clearing Winter Storm impegnò il fotografo Ansel Adams per più di vent’anni. Un lavoro lunghissimo che portò a restituire la risposta emozionale che il fotografo cercava. Se scattare in analogico obbligava per una questione di tempi a pensare e quindi a pre-visualizzare (anche inconsciamente) l’immagine scattata, il digitale consente di premere il pulsante con una certa incoscienza, lasciando il risultato finale, anche selettivo, ad una elaborazione successiva. L’avvento del digitale e del file raw sembra aver “spostato in avanti” il processo di realizzazione dell’immagine. La pre-visualizzazione viene il più delle volte rimandata, al momento in cui apriamo il file raw nel nostro programma di gestione.

Tuttavia la “buona” fotografia si basa sull’osservazione in senso fotografico. Ciò richiede una conoscenza sia su come la visione umana è in relazione con la percezione, sia su come e perché l’immagine prodotta possa rappresentare o essere diversa dalla scena osservata. Per fare questo, vi è la necessità di vedere nella propria mente (pre-visualizzare) l’immagine ultimata ed avvalersi della tecnica fotografica per comunicare ciò che desideriamo. L’artista visivo è, infatti, un interprete della percezione. Lo scopo espressivo che si prefigge è rendere visualmente delle idee attraverso delle immagini. Per imparare a fare ciò, si deve vedere allo stesso modo dello strumento meccanico attraverso il quale scattiamo poiché obiettivi, otturatori, pellicole o sensori, trasformano il movimento ed i colori dei soggetti tridimensionali in immagini statiche a due dimensioni, con corrispondenti cromie o toni di grigio. Ritengo, pertanto, importante ritornare ad una scelta ponderata dello scatto e ritrovare il valore della pre-visualizzazione: una qualità che non va assunta come dogma assoluto, ma piuttosto, come metodo, modus operandi che parta dalla pianificazione.
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