Philippe Halsman: Jumping style, fotografia in volo

Con un salto, la maschera cade. La persona reale si rende visibile”.
Philippe Halsman nacque a Riga da una famiglia ebrea. Il padre Morduch (Max) era un dentista e la madre, Ita Grintuch, preside di liceo. Halsman studiò ingegneria elettrica a Dresda.
Nel settembre del 1928 durante il viaggio il padre morì per gravi ferite alla testa, in circostanze mai completamente chiarite e Halsman venne condannato a 4 anni di reclusione. Il caso venne sfruttato dalla propaganda anti-ebraica, arrivando alla ribalta internazionale, tanto che Albert Einstein e Thomas Mann scrissero a sostegno di Halsman. Venne rilasciato nel 1931, a condizione di lasciare l’Austria.
Si trasferì in Francia, dove cominciò a contribuire come fotografo a riviste di moda, come Vogue, guadagnandosi una reputazione per ritratti caratterizzati da immagini nitide e scure, che evitavano il vecchio “soft focus look”. Quando la Francia venne invasa dai nazisti nel maggio del 1940, Halsman fuggì a Marsiglia,riuscendo ad ottenere un visto per gli Stati Uniti con l’aiuto di Albert Einstein (che avrebbe poi fotografato nel 1947).
Negli Stati Uniti ottenne fama mondiale, arrivando a realizzare più di cento copertine per la rivista Life. Nel 1958 fu considerato fra i World’s Ten Greatest Photographers dalla rivista Popular Photography e nel 1975 ricevette il premio Life Achievement in Photography Award della American Society of Magazine Photographers.

Attraverso le immagini di Halsman i ritratti dei volti famosi, non vengono immortalati soltanto come fedele testimonianza, ma rappresentano un momento vero, rappresentazione di un aspetto interiore rubato al soggetto. Amico di Salvador Dalì, il fotografo è noto anche per una serie di foto surrealiste.

Immagini che realizzano la trasposizione realistica dell’immaginario del pittore spagnolo. L’innovazione artistica di Halsman consiste nel creare situazioni di luce sorprendenti, ricercare angolazioni particolari, porre i soggetti davanti a pareti bianche o scure al fine di esaltarne i tratti somatici.

La sua opera si caratterizza per un lavoro creativo e ingegnoso che sia affianca sempre alla ricerca di situazioni divertenti ed originali. Halsman inventò la tecnica del jumping style o “jumpology” ovvero l’arte di ritrarre una persona saltando, evitando così che il modello potesse controllare l’espressione del viso.

Grazie a questa tecnica il fotografo riusciva a creare immagini spontanee e naturali, rappresentando aspetti esteriori ed intimi, nel tentativo di mettere a nudo l’anima.

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