Qualsiasi macchina fotografica si basa sul principio fondamentale di consentire il passaggio controllato della luce che va a colpire l’ elemento fotosensibile, la pellicola oppure il sensore.
L’otturatore in fotografia
In fotografia l’otturatore è dispositivo meccanico oppure elettronico che ha il compito di controllare il tempo di esposizione alla luce.
Si chiama otturatore, perché blocca il passaggio della luce fino al momento dello scatto e lo abilita per un periodo di tempo ben definito. Ai tempi della pellicola esisteva un solo tipo di otturatore, quello meccanico. Con l’avvento del digitale sono arrivati gli otturatori ibridi e quelli completamente elettronici. Nella maggior parte delle fotocamere reflex troviamo l’otturatore a tendina: costituito da due superfici meccaniche disposte parallelamente al piano al piano focale. Ciascuna tendina è composta da lamelle.

Differenze tra un otturatore meccanico e elettronico
L’otturatore elettronico ha un funzionamento più silenzioso, in quanto non vi è alcun movimento fisico delle parti interne durante l’esposizione. Consente una frequenza di fotogrammi più alta e una maggiore riduzione del movimento della fotocamera. L’otturatore meccanico, invece, consente una sincronizzazione flash più alta e la riduzione della distorsione da effetto rolling shutter.
Tempo di scatto o di posa
Il periodo di apertura dell’otturatore prende il nome di “tempo di posa” o “tempo di scatto“. Il tempo di scatto è, pertanto, il tempo durante il quale l’otturatore della macchina fotografica rimane aperto per permettere alla luce di raggiungere la pellicola o il sensore.
Il tempo di otturazione può essere utilizzato anche in maniera creativa: scegliendo infatti un tempo di velocità lento è possibile esaltare il movimento di un soggetto, mentre con un tempo molto rapido si può “congelare” il movimento ed aumentarne la nitidezza nell’immagine. (ad es. vedi immagine girandola sopra).
L’otturatore, insieme al diaframma, è un fattore indispensabile per determinare la corretta esposizione: la giusta regolazione dell’apertura del diaframma, combinata con la giusta regolazione del tempo di otturazione, consentiranno di impressionare la pellicola o il sensore esattamente con la quantità di luce richiesta.
Come si misura il tempo di scatto?
Il tempo dello scatto si misura in un tempo in secondi (1”, 5”, 10”..) e frazioni di secondo (1/125 = un centoventicinquesimo di secondo; 1/1100 = un millesimo di secondo ecc… ). La progressione completa dei tempi di scatto con otturatore meccanico (quello elettronico può arrivare anche a tempi più bassi) è abitualmente la seguente: 1/8000, 1/4000, 1/2000, 1/1000, 1/500, 1/250, 1/125, 1/60, 1/30, 1/15, 1/8, 1/4, 1/2, 1 secondo, 2, 4, 8 e 30 secondi e Bulb. A ciascun salto da una parte e dall’altra, la quantità di luce raddoppia, o viceversa si dimezza.
Il tempo di posa diventa perciò un elemento essenziale per controllare l’esposizione (la quantità di luce che arriva al sensore), oltre che per catturare oggetti in movimento. Lasciata a sé stessa, la fotocamera tende a usare tempi intermedi che vanno bene nella maggior parte dei casi, ma che sono inadatti per bloccare gli oggetti in movimento. Il miglior risultato si ottiene pertanto con la modalità Manuale (M) o “shutter priority” (priorità dei tempi o semplicemente S).
Hai ancora qualche dubbio? Un video che può aiutarti:
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