Miyako Ishiuchi: il fascino dell’anomalia

Alcune fotografie posseggono il dono di trascendere il visivo, innescando sentimenti così forti da essere palpabili. Oltre ad ispirare un crescendo di emozioni, queste immagini aumentano l’esperienza sensoriale della memoria. Le foto di Miyako Ishiuchi rappresentano il residuo agrodolce del cambiamento inevitabile.
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La vita di Miyako Ishiuchi

Miyako Ishiuchi nasce il 27 de marzo de 1947 a Nitta, distretto di Gunma. Dopo essersi trasferita con la famiglia a Yokosuka, alla fine del 1960 si trasferisce a Tokyo per studiare design tessile presso la Tama Art University.
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Avendo, tuttavia, ben presto iniziato con il lavoro fotografico, lascia gli studi prima di laurearsi. Nello stesso anno espone le sue prime fotografie sotto il nome da nubile della madre, Ishiuchi Miyako, che da allora adotterà come suo. Nel 1970 torna a Yokosuka e si confronta con paure della città in cui è cresciuta, fotografando il familiare e l’ignoto. Usando i soldi che suo padre aveva salvato per il suo futuro matrimonio, produce le stampe e pubblica il libro Yokosuka Story, che prende il nome da una canzone pop giapponese.
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La fotografia di Ishiuchi Miyako

Miyako fa parte di un gruppo di fotografi giapponesi, tra cui Shomei Tomatsu e Daido Moriyama, che hanno affrontato il trauma post – bellico giapponese. Le sue foto tuttavia incarnano la vulnerabilità e le atmosfere del periodo, attraverso una profonda indagine del corporeo. Le immagini in bianco e nero della fotografa giapponese restituiscono fascino all’anomalia e raccontano la bellezza, dove solitamente non riusciamo a guardare. Così la fragilità della vecchiaia, la caducità del corpo, l’imperfezione dello stesso diventano seducenti metafore visive. Usando la macchina fotografica e il suo potenziale estetico per indagare l’intersezione tra gli aspetti politici e personali della memoria, Miyako Ishiuchi riesce a toccare le corde emozionali, attraverso un lavoro di spessore intimo e di sostanza concettuale.

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Durante la sua brillante carriera fotografica, Miyako Ishiuchi è stata premiata con il più alto riconoscimento giapponese per la fotografia: il premio intitolato a Ihei Kimura nel 1979 e con il prestigioso Hasselblad Award nel 2014. Ishiuchi ha pubblicato 20 libri, tra i quali segnaliamo: Yokosuka Story (1979), Endless Night (1981), To the skin (1947), Mother’s (2002) e Club and Courts Yokosuka Yokohama (2007).

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La serie fotografica “Mother’s”

In Europa, Miyako si è fatta conoscere con la serie “Mother’s”. Mediante degli scatti ricchi di elementi poetico/visivi, Ishiuchi Miyako ha svelato il corpo della madre anziana, in particolare la pelle danneggiata da una ustione. Dopo la morte della madre, Ishiuchi ha ampliato questo progetto, concentrandosi sugli oggetti intimi rimasti, come la dentiera, un paio di guanti con i polpastrelli consumati, una spazzola le cui setole detengono ancora ciocche di capelli sottili.
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Gli scatti narrano il racconto di una storia conclusa fisicamente, ma che lascia tracce incancellabili nel cuore. Tracce di dolce ricordo, e anche di sensualità, con una cura quasi feticista nella rappresentazione e nella ricerca dei particolari. Un parlare della memoria individuale che si allarga e diventa metafora collettiva della memoria di un intero paese.

La frase di Miyako Ishiuchi

“Non riesco a smettere di scattare fotografie di cicatrici perché sono così belle come una fotografia. Sono eventi visibili, che ricordano il passato. Sia le cicatrici che le fotografie sono manifestazioni di dolore che non possono essere più recuperate”.
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