Le maestose immagini fotografiche di Richard Learoyd straboccano di delicata eleganza. Ritratti a grandezza naturale, ottenuti grazie all’antica tecnica della camera obscura.
La vita di Richard Learoyd
Nato nel 1966 a Nelson (Lancashire), Richard Learoyd si è laureato in Fine Art Photography presso la Glasgow School of Art nel 1990. Nel 1991 Learoyd è stato invitato come artista in una residenza allo Scoth Ballet. Ha insegnato fotografia preso il college Bournemouth e il Poole College, dal 1994 al 1999. Nel 2000, si è trasferito a Londra, dove ha lavorato come fotografo commerciale, prima di iniziare la sua carriera artistica.Nel 2015, Aperture ha pubblicato una monografia dei suoi lavori: Richard Learoyd: Day for Night e il Victoria & Albert Museum di Londra ha allestito la sua prima mostra personale. Il suo lavoro è stato esposto presso il J. Paul Getty Museum, il Nelson-Atkins Museum of Art, la Fundación MAPFRE in Spagna e il Fotomuseum di der Haag.
Le opere di Richard Learoyd fanno parte delle collezioni di importanti musei e gallerie d’arte come il Tate, il Victoria & Albert Museum, il Centre Pompidou, The Metropolitan Museum of Art, il MOMA e il San Francisco Museum of Modern Art.
Camera oscura e procedimento positivo su carta
Il procedimento utilizzato da Learoyd è insolito, poiché lavora con una delle tecniche pionieristiche della fotografia, la camera oscura. Lo studio del fotografo inglese è composto da due stanze diverse, in una viene posto il soggetto (oggetto o persona), e nell’altra, un enorme pezzo di carta fotografica sensibile Cibachrome/Ilfochrome, in cui viene catturata l’immagine riflessa capovolta.
Questa antica metodologia permette catturare il fotogramma con lo sviluppo diretto sulla carta. A differenza delle immagini delle fotocamere a foro stenopeico, tuttavia, le fotografie di Learoyd non presentano distorsioni, ma appaiono nitide e molto dettagliate, poiché si serveno di antichi obiettivi per focalizzare la luce sul foglio sensibile.
Le due camere, infatti, sono separate da un un foro, in cui viene posto un obiettivo da 750 mm di lunghezza focale, accoppiato ad un soffietto a fisarmonica. Per il formato di stampa di circa 1,20 x 1,78 m, l’ottica utilizzata equivale approssimativamente a un 20 e 30 mm. Per questo possiamo notare un’estetica chiaramente “spigolosa” nei ritratti. Inoltre, a causa dei tempi lunghissimi d’esposizione utilizzati, Learoyd è costretto a immobilizzare i suoi modelli, con supporti simili a quelli usati nell’era del dagherrotipo. La profondità di campo è minima e il modello non si deve spostare dalla posizione impostata per la messa a fuoco. I suoi soggetti sono conoscenti occasionali, incontrati tramite amici o per strada. Ogni immagine richiede un impegno fisico e mentale, dovuto ad i diversi minuti di esposizione.
Questo procedimento di lavoro su carta direttamente positiva, crea copie uniche in grande formato, ma risulta, anche, molto costoso. Per questo è necessario non commettere il minimo errore. Possiamo notare che i soggetti fotografati hanno le pupille molto dilatate, a causa dei minuti in cui rimangono al buio, mentre il fotografo arma la macchina fotografica per lo scatto. Richard Learoyd si serve delle luci artificiali per illuminare il soggetto. Il risultato finale è una fotografia senza grana e con una qualità di texture, luce e colore inusuale.
La fotografia di Richard Learoyd
Il lavoro fotografico di Richard Learoyd è al tempo stesso tradizionale e innovativo. Da un lato, le tematiche e le tecniche utilizzate contengono molteplici riferimenti e cenni ai classici della pittura, dall’altro l’autore sembra sconvolgere questi topos, attraverso uno sguardo personale e una risposta psicologica moderna.
I volti dei suoi modelli sono impregnati di un alone di tristezza palpabile e misterioso, i suoi paesaggi inquietanti e il concetto di natura morta appare reinventato. Il risultato è un’opera altamente impattante, che provoca la sensazione di restituire esseri, a cui sembra essere stata rubata da poco la vita.
La fotografia di Learoyd sembra inevitabilmente ispirarsi alla pittura europea del diciottesimo e diciannovesimo secolo. L’occhio si perde nei dettagli e nei profondi fuori fuoco dei bordi dell’immagine. Partendo dall’investigazione del realismo coinvolgente dell’illusione fotografica, il fotografo riesce a mettere in discussione la nostra capacità di percezione e conoscenza dell’altro. L’immagine fotografica che riproduce diventa, allora, da una parte una restituzione di quello che é stato, dall’altro un ostacolo, una superficie ulteriore verso la quale siamo costretti a guardare.
Le immagini di Learoyd occupano un posto unico nella pratica della fotografia contemporanea, riaccendendo la meraviglia della collisione creativa tra arte e scienza. Il forte impatto visivo che caratterizza i suoi ritratti, si scontra con la dolcezza e la seduzione, nel sottolinearne i dettagli intimi. Nonostante il lavoro di Learoyd si sforzi nel riprodurre con estrema chiarezza l’essere, le sue immagini rimangono sempre paradossalmente e splendidamente oscure e misteriose.
La citazione
“Non c’è nessuno che lavora come me, perché il mio lavoro è doloroso e difficile. I miei ritratti mettono in discussione la capacità dello spettatore di conoscere veramente un’altra persona. Spesso ci piacerebbe fonderci con gli altri, ma vi è sempre qualcosa che si frappone in mezzo; in questo caso la superficie di una fotografia”.
- Gryspeerdt, Nancy (Author)
Intervista e video sul procedimento utilizzato
In questo video potete vedere il fotografo inglese il fotografo Richard Learoyd mostrare come lavora nel suo studio con il procedimento della camera oscura per scattare le sue immagini.
Per conoscere altri fotografi famosi
Se volete vedere il lavoro di altri maestri della fotografia vi rimando alla sezione Maestri della fotografia. Se, invece, volete approfondire le nuove correnti fotografiche e i nuovi autori della fotografia artistica, vi rimando alla sezione Fotografia Artistica.
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Nell’era della (sedicente) trasparenza assoluta, restituire alla fotografia un valore d’inciampo che ripresenti la riflessione sull’ostacolo all’altro, al sé ( e alla bellezza) è un gesto pieno di valore. Grazie per l’articolo.