La vita interiore di Lauren Simonutti

“A volte la differenza tra vivere e morire è solo un battito. A volte la differenza tra vivere e morire è solo un sospiro”….”La pazzia spoglia le cose al loro nucleo e in cambio offre la possibilità occasionale di vedere cose che non ci sono. Il problema della pazzia è che si sente arrivare, ma quando dici alla gente che pensi che stai impazzendo nessuno ti crede”. 
Un’ esplorazione inquietante e spaventosamente onesta di una travagliata vita interiore. Lauren Simonutti si è spenta in silenzio il 19 Aprile di quest’anno. Attraverso la sua fotografia buia, surreale ed emotiva, Lauren ha affrontato l’isolamento della schizofrenia, come fosse una terapia. 
Le immagini grande formato, mix di auto-ritratti e nature morte, riflettono l’angustia di una mente discesa nella follia. Nata nel 1968 a Morristown, NJ (USA), Lauren Simonutti si è laureata presso l’Università delle Arti di Philadelphia nel 1990.
 La malattia mentale non è qualcosa di facile comprensione. La maggior parte di noi ne sente parlare solo attraverso la televisione o il cinema, che tende a sensazionalizzare la condizione. Raramente si incontra una persona veramente afflitta da questo genere di malattia che possa spiegare e descrivere la sua situazione.
 Le immagini di Lauren evocano demoni, creando sotto mondi carichi di particolari simbolici. Fotografie che documentano la narrazione visiva di una situazione inattesa e devastante. Raccontano la paura, il mistero, l’inspiegabilità. Nel 2006, Lauren E. Simonutti cominciò a sentire tre voci distinte nel suo orecchio destro, lo stesso orecchio che aveva perso l’udito alcuni anni prima. Dopo numerosi ricoveri e diagnosi errate, la sua malattia prese nome e gli vennero assegnati alcuni farmaci tali da permettergli fasi di chiarezza. 
Immagini in pellicola di grande formato (4×5 pollici o 5×7), stampate a contatto e selettivamente sbiancate con i pennelli, scritte e graffiate sul foglio di stampa. Le diverse voci che affollavano la sua testa si riflettono nell’ossessione di auto ritrarsi in diversi personaggi, ambigui e carichi di sofferenza.
 La stanza di Baltimora, a seconda delle differenti foto risulta completamente diversa. Gli specchi, le tende, gli scaffali sembrano prendere vita e diventare parte di un racconto oscuro, ma intensamente affascinante.

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