Mark Cohen è un grande outsider della street photography. A partire dagli anni settanta il fotografo americano ha sviluppato un’estetica unica, lontana dalla fotografia di strada proveniente dall’Europa.

La vita di Mark Cohen
Nato nel 1943 a Wilkes-Barre, in Pennsylvania, Mark Cohen studia presso la Penn State University e il Wilkes college, prima di aprire uno studio di fotografia commerciale nel 1966. Selezionato da Nathan Lyons per partecipare alla mostra collettiva, “Vision and Expression”, organizzata presso l’International Museum of Photography nel George Eastman House di Rochester nel 1969, il fotografo americano esposto una esibizione personale al Museum of Modern Art (MOMA) di New York, quattro anni più tardi.

Da allora, le sue opere sono state esposte nelle più importanti istituzioni americane, fra cui il Whitney Museum of American Art a New York, la Corcoran Gallery of Art di Washington e l’Art Institute di Chicago. Mark Cohen ha ricevuto due Guggenheim Fellowship nel 1971 e nel 1976.
La fotografia di Mark Cohen
La fotografia di Mark Cohen, fatta di immagini immediate e contundenti, caotiche e vitali, ci restituisce una visione unica del mondo che ci circonda. La maggior parte dei lavori del fotografo americano sono stati scattati all’interno del piccolo centro di Wilkes-Barre, una ex città mineraria della Pennsylvania. Servendosi dell’obiettivo grandangolare e dell’uso del flash, Cohen va alla ricerca di dettagli e situazioni particolari.

Attraverso un metodo, da lui stesso definito “invadente”, Cohen si impossessa della privacy delle persone, fino a “decapitarle”, riuscendo a restituire l’espressività che di solito associamo ai visi, con i particolari del corpo. Così tra gambe nude, mani protese e gente di passaggio, Mark Cohen cattura istanti di vita che passano davanti, riuscendo nel tentativo di cogliere i misteri della normalità.

Cohen afferra le immagini, fornendoci una panoramica visiva che rifiuta e rimuove le comuni esperienze sensoriali, per regalarci tramite frammenti e ritagli della vita quotidiana, un complesso di particolari che altrimenti resterebbero anonimi.

Una caratteristica dello stile fotografico di Cohen è il modo di fotografare senza guardare nel mirino. Il fotografo tiene la fotocamera all’altezza della vita, quasi di nascosto, per metterla improvvisamente vicino al soggetto e scomparire senza dare nessuna spiegazione. Cohen scatta con fotocamere a telemetro della linea Leica M e usa principalmente lenti di 21 mm e 35mm. Negli ultimi anni ha usato principalmente una lente da 50 mm per avere una “distanza di sicurezza” dal soggetto fotografato.

Uno stile indelicato che inevitabilmente solleva polemiche. Le immagini di Cohen sembrano penetrare dentro i suoi personaggi. Immagini compulsive con un forte senso di voyeurismo che celebrano forme, che private di parti caratterizzanti, diventano quasi astratte. Vi consiglio la visione dell’interessante video in basso, dove potete vedere il fotografo in azione.
La frase di Mark Cohen
“Se hai la fotocamera nel tuo occhio, non puoi accorgerti di quello che sta succedendo attorno”.
Per scoprire altri interessanti fotografi
Se volete vedere il lavoro dei maestri della fotografia vi rimando alla sezione Maestri della fotografia. Se, invece, volete approfondire le nuove correnti fotografiche e i nuovi autori della fotografia artistica, vi rimando alla sezione Fotografia Artistica.
Condividi:
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Telegram (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su WhatsApp (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per inviare l'articolo via mail ad un amico (Si apre in una nuova finestra)