In questo articolo scopriremo qual è la prima fotografia della storia e i numerosi misteri che avvolgono la sua genesi e la sua scoperta.
Nonostante la nascita della fotografia abbia una data precisa (il 7 Gennaio del 1839), la prima foto della storia precede questa stessa data. L’annuncio della nascita del procedimento, in seguito chiamato fotografico, consistette, infatti, in un’abile ufficializzazione pubblica. Di fronte all’Accademia di Francia, il politico François Jean Dominique Arago illustrò l’invenzione del procedimento scoperto da Louis Mandé Daguerre, la dagherrotipia. Ad onor del vero, molti personaggi in diverse parte del mondo avevano effettuato esperimenti più o meno riusciti per fissare l’immagine. La fotografia probabilmente esisteva già da qualche anno. Sta di fatto che spiazzati da quest’annuncio, ventiquattro persone rivendicarono la previa invenzione della fotografia all’indomani dell’ufficializzazione. La conoscenza dei principi chimici e ottici alla base della fotografia era, infatti, già conosciuta a partire degli esperimenti di Shulze nel 1725 e un numero cospicuo di persone aveva sentito la necessità di tentare fissare l’immagine.
Quando è stata scattata la prima foto?
I primi tentativi di produrre immagini impresse furono ispirati dalla litografia. Claude e Nicéphore Niépce a partire dal 1814 avevano lavorato alla riproduzione di incisioni esistenti. Il risultato dei loro esperimenti forniva una stampa a contatto rovesciata dell’immagine originale, incisa sulla superficie che veniva trattata. Nel 1822 Niepce creò una copia eliografica di un’incisione di Papa Pio VII e a seguito un’altra del cardinale Georges d’Amboise. Altre riproduzioni fatte con questo metodo sono sopravvissute, ma non sono state considerate dagli storiografi, in quanto riproduzioni di una ulteriore rappresentazione (una precedente incisione).
La prima immagine che viene attestata come fotografica, in quasi tutti i testi di storia della fotografia è una immagine di 16,5 x 20,5 cm realizzata da Niépce tra il 4 giugno e il 18 luglio del 1827. La foto intitolata “Vista dalla finestra di le Gras” (Point de vue du Gras – View from the Study Window at Maison du Gras), mostra una veduta dello studio dello stesso Niépce. Attraverso le sue corrispondeze epistolari gli storici hanno chiarito che il ricercatore francese aveva tentato di produrre simili vedute a partire del 1816, con risultati alterni.
Caratteristiche della Vista dalla finestra di le Gras
La prima fotografia è il risultato di un processo di immagine positiva permanente. Questo procedimento non prevedeva un negativo trasparente o la possibilità di produrre più stampe su carta. Niépce in Vista dalla finestra di le Gras utilizza lo stesso procedimento alla base delle incisioni, da lui definito come: eliografia (“heliographie”) . Il nome deriva dalle parole greche Ἥλιος hēlios (sole) e γράφειν gráphein (disegnare): disegnare con il sole.
La lastra di peltro viene spalmata con Bitume di Giudea, una sorta di bitume che ha le proprietà di diventare duro sotto l’azione della luce. La restante parte rimasta morbida è lavata via con olio di lavanda. L’esposizione della prima fotografia durò circa 8 ore. Questo lunghissimo tempo d’esposizione fa sì che gli edifici siano illuminati dal sole sia da destra che da sinistra. Come puoi vedere nell’immagine in alto, la lastra originale risulta vagamente visibile nei suoi dettagli.La più conosciuta versione di quest’immagine è una versione ritoccata della stessa ( continua a leggere per saperne di più).
Storia del ritrovamento della prima immagine fotografica
Dopo aver sviluppato questa prima fotografia, Niépce viaggiò in Inghilterra dove mostrò la sua invenzione all’illustratore botanico Francis Bauer. Bauer riconobbe l’importanza del lavoro di Niépce e lo incoraggiò a scrivere della sua invenzione per una presentazione alla Royal Society. La sua proposta venne respinta e Niépce lasciò il memoriale e i suoi esemplari di eliografia (inclusa la prima fotografia) a Bauer. Durante il diciannovesimo secolo, la prima fotografia passò da Bauer attraverso altri proprietari. Dopo la sua ultima esibizione pubblica nel 1905, scivolò nell’oscurità. Nel 1952, gli storiografi Helmut e Alison Gernsheim riscoprirono la prima foto, dopo essere stati contattati dalla vedova di Gibbon Pritchard, che aveva trovato l’eliografia di Niépce nella tenuta del marito, dopo la sua morte. I coniugi Gernsheim dopo aver verificato l’autenticità della fotografia, la tennero nella loro collezione.
Prima immagine che vediamo in molti libri è stata ritoccata con acquarelli
Le caratteristiche chimiche e fisiche del processo eliografico e la natura riflettente del piatto in peltro rendono difficile non solo la visione della prima fotografia, ma anche la sua riproduzione. L’immagine ottenuta risulta alquanto vaga ed è necessaria una dose di immaginazione per vederla. Dopo che il Times, la National Gallery di Londra e il Kodak Research Laboratory hanno fallito nel tentativo di riproduzione dell’immagine. Lo stesso Gernsheim ha ritoccato l’immagine con acquarelli (vedi immagini in basso) nel tentativo di avvicinare la copia a quello che era il supposto originale.
Questa riproduzione ad acquerelli venne, in seguito, inclusa con la definizione della più antica fotografia del mondo, nel suo libro: Le origini della fotografia (del 1982). Risulta un paradosso alquanto buffo il fatto che la riproduzione ritoccata con acquerelli sia stata in seguito utilizzata in quasi tutti i testi storiografici come la prima fotografia esistita.
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Ottima analisi sui primi “esperimenti” fotografici!