L’avvento di Photoshop 1.0 nel 1990 ha inaugurato una nuova era nella manomissione dell’immagine fotografica. Eppure la storia delle immagini manipolate risale a più di un secolo prima dell’alba del software di Adobe. Il Metropolitan Museum of Art riflette su questo racconto largamente inesplorato con “Faking It: Manipulated Photography Before Photoshop “, una mostra, dal 11 ottobre 2012 fino al 27 gennaio 2013, composta da 200 fotografie scattate tra il 1840 e il 1990 che ripercorrono l’uso del fotoritocco prima dell’avvento dei software di ausilio digitali.
La mostra è divisa in sette sezioni, che corrispondono alle motivazioni alla base delle trasformazioni fotografiche. “Picture Perfect” mostra fotografi del 19 ° secolo, tra cui Gustave Le Gray e Carleton E. Watkins, correggere la fotografia al fine di rispecchiare la visione dell’occhio umano.
Con “Artifice in the Name of Art” fotografi come Edward Steichen e F. Holland Day iniziano a cambiare le immagini per gusto artistico, trasformando la fotografia da un processo di registrazione, a uno creativo. “Politics and Persuasion” mostra fotografie modificate per missione politica.
La manipolazione fotografica prende una piega più leggera nella sezione “Novelties and Amusements”. Fotografi clonano, cambiano, trasformando la fotografia in un gioco di prestigio.
“Pictures in Print” si concentra sulla manipolazione in giornali e riviste. La sezione “Mind’s Eye” esplora l’influenza del surrealismo e quindi l’uso della trasformazione della realtà al fine di espressione non solo estetica, ma anche concettuale. La sezione finale, chiamata “Protoshop”,infine, affronta la seconda metà del 20 ° secolo attraverso il rinnovato rapporto tra fotografia e verità.
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