Il lavoro fotografico del fotografo cinese Yangkun Shi è incentrato sul rapporto tra il singolo e la sua libertà personale, con l’ambiente e la comunità sociale.
La vita di Yangkun Shi
Yangkun Shi (史阳琨) è nato nel 1991, nella provincia di Henan, in Cina. Dopo gli studi universitari in giornalismo, ha conseguito un Master in Fotografia presso la University of the Arts di Londra, nel 2017. Dall’inizio della sua carriera, Shi ha lavorato contemporaneamente come fotoreporter e artista visivo. Il suo lavoro è stato esposto a livello nazionale e internazionale in varie e prestigiose istituzioni artistiche, tra le quali lo Shanghai Center of Photography, il Zhejiang Art Museum e il Dunedin Fine Art Center. Il suo lavoro è stato pubblicato su TIME, Artsy, LensCulture e South China Morning Post, ed è stato premiato con numerosi premi, come il PHMuseum Photography Grant, il PDN Emerging Photographer, il TOP20 Chinese Contemporary Photographer e il primo premio all’UrbanPhotoFest.
Il lavoro fotografico di Yangkun Shi
La “nuova generazione” cinese ha vissuto un rapido sviluppo e sconvolgimenti politici. Il lavoro fotografico di Yangkun Shi rappresenta visivamente uno scorcio delle ambizioni e delle problematiche dei giovani cinesi. Una fotografia che unisce documentalismo e ricerca personale, concentrandosi su tematiche inerenti la relazione del singolo nei confronti della società.
La serie cui è legato il successo di Yangkun Shi si intitola “Solastalgia” (2016). Tornando a casa nel periodo dei sui studi a Londra, il giovane fotografo cinese è rimasto sorpreso nello scoprire quanto fosse drasticamente cambiata la sua città natale. Ha iniziato, pertanto, a provare una forma di nostalgia per la città che ricordava. Si è sentito smarrito nel pensare che ogni volta fosse tornato, la città sarebbe ulteriormente cambiata. Non esistendo una parola cinese adatta nel descrivere questo stato d’animo, Yangkun Shi ha usato il termine solastalgia, coniato dal filosofo australiano Glenn Albrecht nel 2004. La parola, che unisce le parole latine sōlācium (conforto) e la radice greca -algia (dolore), indica una forma di disagio emotivo o esistenziale causato dal cambiamento ambientale. Ritagliando uno spazio tra alienazione e intimità, Yangkun Shi ritrae volti e nature morte che trascendono il tempo. Ricordi che finiscono per riconciliarsi con il suo perduto senso di appartenenza.
Il progetto “Retrotopia” (2018) documenta, invece, dei villaggi in cui il sogno collettivista cinese continua a vivere, in contrasto con le ambizioni delle generazione più giovani. Dalla fondazione della Repubblica popolare cinese, le aree rurali hanno subito diverse riforme. Mentre la maggior parte del paese ha abbracciato il capitalismo, alcuni villaggi, come Nanjie, Huaxi e Dazhai, non si sono mai de-collettivizzati. La vita in queste aree non si basa sull’impresa privata, ma su massicci agglomerati di villaggi gestiti collettivamente, che promettono ai residenti lavoro, accesso ai servizi sociali e prosperità.
Alcune persone sono nostalgiche di un’epoca in cui Mao era il leader supremo e lo stato, almeno sulla carta, si prendeva cura dei suoi cittadini dalla culla alla tomba. I giovani, che non hanno mai vissuto quell’epoca, sentono, invece, un profondo divario tra le loro ambizioni e la realtà che li circonda, come fossero all’interno di una sorta di capsula del tempo. Retrotopia cerca di raccontare la storia di luoghi che sono allo stesso tempo radicali e conservatori, reliquie del passato della Cina e simboli ambigui di un presente spesso paradossale.
Per conoscere altri fotografi famosi
Vi consiglio di dare uno sguardo al sito dell’artista per avere una visione completa della sua opera. Se volete vedere il lavoro dei maestri della fotografia vi rimando alla sezione Maestri della fotografia. Se, invece, volete approfondire le nuove correnti fotografiche e i nuovi autori della fotografia artistica, vi rimando alla sezione Fotografia Artistica.
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