Cody Cobb è un giovane fotografo statunitense che fotografa paesaggi privi di interazione e interferenze umane, che restituiscono dei brevi momenti di quiete, astratti dal caos della natura.
La vita di Cody Cobb
Cody Cobb nasce nel 1984 a Shreveport, in Louisiana. Cresce a Blanchard, una piccola città nel Nord della Louisiana. Cobb che attualmente vive a Seattle, affianca al lavoro di design 3D, un lavoro fotografico che lo porta alla ricerca di angoli di terra, dove la geometria, la luce e e le linee creano immagini di una straordinaria potenza visiva. Cody Cobb è stato nominato come un dei 30 fotografi emergenti da seguire da PDN nel 2018 e ha fatto parte della Critical Mass Top 50 di Photolucida. Il lavoro di Cody è stato pubblicato sue The California Sunday Magazine, Aint-Bad Magazine, e MADE Quarterly.
Lo stile delle fotografie di Cody Cobb
Per settimane, Cody Cobb vaga in solitario per immergersi completamente nella natura selvaggia. Questo isolamento gli permette un’osservazione del paesaggio esterno, necessariamente influenzata dall’esperienza interna della solitudine. Come ha sottolineato Jon Feinstein, mentre la fotografia di paesaggio americana è stata storicamente tinta da una tendenza a catturare, rivendicare o rendere la terra come un souvenir da mostrare, la pratica fotografica di Cobb è più umile. Per il fotografo americano non si tratta di conquistare la natura selvaggia e maestosa, ma di sottomettersi a una natura più grande di noi tutti.
Le fotografie di Cody Cobb trasmettono una sensazione di pace e calma, ma per molti sono inquietanti. Attraverso sottili composizioni di luce e geometria, il fotografo americano cattura spazi di superficie terrestre nel tentativo di restituire l’emozione e la topografia del paesaggio. Uno stile minimalista, che ritrae la bellezza di una natura selvaggia e incontaminata da un punto di vista unico, astraendone il significato dall’unicità geografica per renderlo simbolo, illusione, forma mistica. Un tentativo di catturare con uno sguardo surreale e talvolta confuso la sottigliezza dell’enormità.
Il fotografo americano usa indifferentemente sia il sistema analogico, sia il sistema digitale per i suoi scatti. Con una predilezione per la fotografia in pellicola nelle situazioni di poca luce. Il suo corredo fotografico conta di una Mamiya 7ii e un Sony A7rII, una Ricoh GR digitale, una Yashica T4 e una Voigtlander Bessa III.
La citazione
“La capacità di una foto di invocare una risposta emotiva è essenziale nel renderla grande. A volte, penso di essere diventato un po’ desensibilizzato al potere delle fotografie, a causa del numero di immagini che vedo sul mio telefono. Ma poi ci sono quelle che afferrano il mio sguardo e non lo lasciano andare via. Mi piace quando un’immagine richiede quel tipo di attenzione e ti dà così tanto in cambio. Nella mia fotografia, trovo che sia così difficile, non solo catturare la Terra così come appare, ma anche la mia esperienza interiore. Sto ancora cercando di capire come catturare paesaggi che sembrano più ritratti, invocandone sentimenti che vanno oltre lo stupore”.’
Per conoscere altri grandi fotografi
Per avere una visione completa del lavoro del fotografo statunitense vi rinvio alla sua web. Se volete vedere il lavoro di altri maestri della fotografia vi rimando alla sezione Maestri della fotografia. Se, invece, volete approfondire le nuove correnti fotografiche e i nuovi autori della fotografia artistica, vi rimando alla sezione Fotografia Artistica.
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Li trovo davvero splendidi, questi paesaggi. Finalmente delle foto di paesaggio che non sono delle cartoline, non danno un’emozione dovuta solo alla spettacolarità del luogo ma ti riportano ai paesaggi interiori che non tutti vedono e ben pochi riescono a far vedere.
Cobb, secondo me, dimostra benissimo quello che la fotografia può (e dovrebbe) essere, un mezzo non solo documentale ma anche di conoscenza interiore.
Mi scuso per il commento un po’ lungo ma le foto (e le parole, soprattutto) di Cobb mi hanno davvero colpita, grazie per averle postate.