La fotografia di Margaret M. de Lange

La fotografa Margaret M. de Lange utilizza le immagini fotografiche come un mezzo per esplorare questioni legate all’identità.

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La vita di Margaret M. de Lange

Nata a Oslo, in Norvegia, nel 1963, Margaret ha studiato disegno e grafica e, successivamente, fotografia. Il suo lavoro è stato esposto al Nordic Light Photo Festival, Fundació Fòrum e Fotografiska. Ha ricevuto una menzione d’onore ai Lens Culture International Exposure Awards e all’Oskar Barnack Award. Nel 2007 il suo portfolio è stato scelto come il migliore dei Rencontres d ́Arles.

La fotografia di Margaret M. de Lange

Margaret M. de Lange è una fotografa ricca di contraddizioni. Il suo lavoro quotidiano come fotografa pubblicitaria e fotografa di interni esige estrema pulizia nelle immagini, impeccabile risoluzione e precisione nello scatto. Nelle fotografie di ricerca personale, invece, assume uno stile artistico sontuoso, oscuro e sensuale.

Il suo primo progetto personale, intitolato “Daughters” ha ricevuto importanti riconoscimenti della critica e il secondo posto nel prestigioso premio Leica Oskar Barnack nel 2007. Le fotografie scattate nel 1990, sono state esposte a partire del 2007, quando le figlie, sono state in grado di decidere se condividere questi ritratti intimi. Nonostante un’apparente similitudine con il lavoro di Sally Mann, le immagini di De Lange sono meno calcolate, più istintive.

La magia non nasce tanto dalla cura della composizione, quanto dal sentimento che traspare. Non vi è traccia di dolcezza e innocenza, l’infanzia diventa una tappa selvaggia di autodeterminazione che racchiude fantasmi e paure che si sprigionano in un bianco e nero contrastato.

La serie della fotografa norvegese “Surrounded by no one” è un’indagine voyeuristica sull’intimità quotidiana. Cosa succede quando chiudiamo la porta della nostra stanza, cosa siamo e chi siamo quando nessuno ci vede, quando vogliamo sfuggire agli occhi degli altri, quando nessuno guarda i nostri gesti e le nostre azioni?

Margaret M. de Lange risponde a questi interrogativi lasciandoci immagini cariche di pathos. De Lange ricerca nei segni dell’altro, l’ossessione della sua ricerca personale. Come se si scrutasse in uno specchio, la fotografa norvegese analizza corpi e atmosfere cogliendone sempre una profonda solitudine.

I soggetti come isole in un arcipelago, non sembrano più in grado di comunicare e appaiono smarriti, circondati dal proprio mare. La serie “Invisible scars” continua sulla scia del precedente progetto. Scatti viscerali, sotto forma di diario. I soggetti diventano la famiglia, gli amici, ma a volte anche perfetti estranei:”Sono sempre stato attratta dal lato oscuro della natura umana. Il lato di noi che non ci piace mostrare. Dove si trovano le cicatrici invisibili. Quelle che ci danno forma“.

La frase

“Le persone diventano i miei specchi, il mio modo di mostrare quelle parti che sto cercando di tenere nascoste: le mie insicurezze, i sogni e i desideri, la felicità e i dolori, le vittorie e le cadute, ma soprattutto la mia solitudine”.

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