Meglio conosciuto come il “fotografo dei ponti”, il fotografo svedese Lennart Olson si è distinto, durante la sua carriera, per uno stile inconfondibile, caratterizzato da un bianco e nero ad alto contrasto, che cerca nelle linee architettoniche delle forme astratte.
La vita di Lennart Olson
Gustaf Lennart Eugen Olson nasce il 21 dicembre 1925, a Göteborg, in Svezia. Figlio di un fotografo professionista a Fritsla, Olson sia avvicina alla fotografia già alla tenera età di sei anni. Studia incisione presso la Royal Swedish Academy of Fine Arts di Stoccolma e inizia a lavorare in diversi studi fotografici professionali, fino a quando entra nell’aeronautica svedese nel 1945.
Dopo essersi sposato, Olson apre uno studio di fotografia commerciale specializzato in incarichi di architettura. La sua instanza a Parigi nel 1951, ne influenza la pratica. Olson entra in contatto con le nuove correnti internazionali del dopoguerra. I fotografi del dopoguerra stavano esplorando nuove sfere, concependo le loro opere in termini di concretismo e astrazione. Una nuova corrente si stava sviluppando in sintonia con lo spazio e con il modo in cui la fotografia poteva creare “nuovi spazi“.
Membro fondatore dell’associazione fotografica svedese ” Tio Fotografer ”, Olson ha pubblicato diversi libri e le sue immagini sono state esposte in mostre in Svezia e all’estero. La piu importante esibizione, quella del Museo d’arte moderna (MoMA) a New York del 1953, lo ha reso famoso internazionalmente. Negli anni ’60, Olson ha lavorato anche come regista, producendo più di 50 film documentari per la televisione svedese.
Lo stile delle fotografie di Lennart Olson
Lennart Olson ha modellato un linguaggio di immagini che si caratterizzano per l’eleganza grafica e per una interpretazione visiva dello spazio sconfinato. I suoi schemi di linee si estendono nella superficie e creano una nuova visione architettonica.
Nel 1952 Olson fotografa il suo primo ponte, il ponte Skanstullsbron, un ponte ad arco in cemento armato in Svezia. Da allora rimane rapito dalle loro forme e dalle relazioni nel paesaggio. Ogni ponte ha il suo carattere particolare, la sua unicità. Olson ne restituisce una interpretazione poetica della forma, che si avvale di composizioni particolari e riduzione dei dettagli. La camera oscura diventa per il fotografo svedese, un elemento decisivo del suo linguaggio. Attraverso uno sviluppo del negativo molto contrastato, Olson riesce a ridurre i dettagli e rimarcare le linee per avvicinarsi ad una astrazione geometrica.
Negli anni ’70, l’interesse di Olson si rivolge alla fotolitografia. Negli anni ’80, ritorna a delle tecniche fotografiche più tradizionali come il bicromato di gomma. Un procedimento che sembra antitetico al suo precedente stile. Le sue opere trovano, in questo nuovo modo di trattarle, un nuovo significato, divenendo più morbide e sensuali.
Citazione
“Nel cinema documentaristico cerco semplicità, nelle mie fotografie cerco ambiguità. Di solito si vede un film solo una volta; se non lo si è ancora capito, è un peccato. Uno dovrebbe essere in grado di tornare a guardare una fotografia molte volte e dovrebbe stimolare la propria fantasia alla ricerca di interpretazioni diverse”.
Per conoscere altri Fotografi Famosi
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