La fotografia di Koo Bohnchang

“Come una piccola scintilla dà vita ad un grande fuoco, così i miei progetti artistici iniziano da cose banali come un’immagine che ho incontrato o una frase che ho letto per passare il tempo”.

 

L’arte contemporanea asiatica sta attirando sempre di più l’attenzione del mondo occidentale. Koo Bohnchang viene considerato un pioniere della fotografia contemporanea coreana. Nato a Seul nel 1953 da una famiglia benestante, Koo si laurea in Business Administration presso Yonsei University di Seoul e inizia a lavorare in un ufficio. L’insoddisfazione per la sua carriera lo porta a trasferirsi in Germania nel 1980, per seguire la sua passione e studiare design e fotografia ad Amburgo.

 

Vi rimane per sei anni, fino al suo ritorno in Corea, dove si promuove, attraverso la sua attività di artista, docente e curatore, per introdurre la fotografia come forma d’arte. La fotografia di Koo Bohnchang affronta tematiche inerenti all’inesorabile passare del tempo. Il fotografo coreano riesce a cogliere la fragilità del momento, rivelando il soffio invisibile della vita e della morte. Immagini che si caratterizzano per un notevole impatto visivo e che impressionano per la semplicità e per la sottile emotività.

 

 

Nella serie “Vessel”, Bohnchang fotografa rari gres porcellanati della dinastia coreana Yi. Il fotografo coreano intraprende un viaggio a ritroso non solo per recuperare il patrimonio perduto coreano nei musei del mondo, ma anche per interrogarsi sull’imperfezione che caratterizza ogni individualità. Laddove tutto sembra uguale, la scoperta dello straordinario nell’ordinario ci conduce in uno stato meditativo, dove il bianco dell’oggetto e il bianco dello sfondo si perdono. Koo si sforza di catturare l’essenza e la sensibilità interna dei vasi, tralasciando la forma esterna visibile, cogliendone la personificazione come se si trattasse di ritratti.

 

Una simile filosofia è alla base della serie “Interiors”, dove l’indagine del fotografo coreano si concentra in camere bianche o scatole immerse nella morbidezza della luce. Gli spazi appaiono vuoti, ma non lo sono del tutto, lasciando libero spazio a interpretazioni e sogni.

 

“In the beginning” il mondo appare come un insieme di pezzi sparsi, dove la vicinanza o distanza tra queste diverse parti di puzzle che lo compongono, attraverso combinazioni di volta in volta uniche, ne restituisce una certa armonia.

Il concetto di cucitura della carne diventa metafora della lotta della vita e l’utilizzo del filo simboleggia la fragilità dei legami umani. Vi consiglio di dare uno sguardo al sito dell’artista per avere una visione completa della sua opera.

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