La fotografia di JH Engström

Un profondo senso di spiazzamento e incertezza pervade il lavoro di JH Engström. Il fotografo svedese è probabilmente uno degli artisti più importanti della scena scandinava. La sua fotografia fatta di esperienze personali e intimiste costruisce storie fotografiche dal sapore misterioso e affascinante.
Engstrom fotografo svedese fotografia

La vita di JH Engström

Nato nel 1969 a Karlstad ,in Svezia. JH Engström è cresciuto nella remota provincia di Värmland, nella Svezia centrale, finché la famiglia non si è trasferita a Parigi quando lui aveva 10 anni. Nel 1993 si stabilisce a Stoccolma dove lavora come assistente per Anders Petersen, figura che avrà un’influenza determinante nella dimensione espressiva del suo lavoro. JH si diploma, nel 1997, presso il Dipartimento di Fotografia e Film dell’Università di Göteborg.
JH Engström foto immagine
Lo stesso anno pubblica il suo primo libro, Shelter (Bokförlaget DN, 1997), una serie di ritratti di donne senza fissa dimora in un rifugio di Stoccolma. In questa serie, Engström prende le distanze dai cliché della fotografia socialmente impegnata, dando vita a immagini che descrivono i senza dimora non come disadattati da compiangere, quanto piuttosto come incarnazione metaforica della stessa condizione umana. Nel 1998 si trasferisce dapprima a Brooklyn e poi New York per lavorare al suo progetto Trying to Dance. La serie è un meraviglioso mix di paesaggi, ritratti, autoritratti, nudi ed interni. Un libro senza una chiara chiave narrativa, che assume il significato in ogni singola immagine. Qui lavora come assistente per il noto fotografo di moda Mario Testino.
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Nel libro “CDG / JHE” (2007), Engström ricorre a un linguaggio visivo più sobrio, a tratti minimalista. Sessantasei immagini dell’aeroporto Parigi Charles de Gaulle (il cui codice di volo è “CDG) dai colori tendenti al grigio, come se polvere o fumo siano caduti sulla scena. L’aeroporto deserto, diventa un limbo, uno posto sospeso nel tempo che non porta da nessuna parte. Nella serie Tout Va Bien, del 2015, l’ordine delle immagini non segue una precisa cronologia o una trama lineare, ma si basa invece su associazioni emozionali, gesti e atmosfere, dal forte carattere autobiografico.

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Oltre alla carriera di fotografo, Engström ha anche insegnato fotografia presso varie istituzioni, tra cui la Scuola di fotografia e cinematografia di Göteborg e l’Università di Arti, Design e Artigianato di Stoccolma. Le sue opere sono state esposte in numerose mostre individuali e collettive in tutto il mondo, tra cui citiamo il Museo finlandese della fotografia (Helsinki, Finlandia, 2018), il Museo Värmlands (Svezia, 2017 e 2009); Hôtel Fontfreyde, Clermont-Ferrand (Francia, 2016); il FOAM di Amsterdam (2014); National Media Museum, Bradford (Regno Unito, 2010) e presso l’Hasselblad Center, Göteborg (Svezia, 2005). Nel 2012 una importante retrospettiva del suo lavoro è stata organizzata presso il Centre Pompidou di Parigi.

engstrom_nudo donna bianco e nero fotografia svedese

La fotografia di JH Engström

JH Engström è ampiamente considerato uno dei fotografi più interessanti della sua generazione. La sua pratica fotografica sostiene una grande libertà di espressione. A suo agio con l’istantaneo, tanto quanto con l’inquadratura messa in scena, virtuoso del bianco e nero e del colore, il fotografo svedese cattura immagini spesso imperfette e sfocate, che creano un forte senso di movimento.

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Il suo stile fotografico è caratterizzato da una combinazione di realismo crudele e introspezione emotiva, che restituisce immagini dal forte impatto visivo.Dagli anni 2000, JH Engström ha iniziato a combinare differenti media, tra cui l’installazione, il video, e la scrittura. Il risultato di questo lavoro è un flusso visuale, sotto forma di monologo, di frammenti di tempo che passa inesorabilmente.

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Il desiderio sessuale, che pervade le sue immagini, diventa espressione della fondamentale solitudine umana. La sensazione di intimità, intensificata da letti disfatti e avanzi di cibo, si riflette in un’evocazione del quotidiano, con una precisione claustrofobica, bilanciata da paesaggi sbiaditi che ricordano gli acquerelli della pittura romantica. Echi elegiaci di vuoto che richiamano al paesaggio come specchio dell’anima, mentre la crudezza e la granulosità delle fotografie impediscono di strisciare verso il sentimentalismo.

La frase di JH Engström

“Quello che cerco, è sempre una presenza. Nel cercarla, vedo sempre i miei dubbi rivelarsi. Allora, è più semplice accettare l’assenza della stessa. Non tento di provare che cosa sia. Per fare questo, non ho ancora abbastanza ricordi”.

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Vi consiglio di dare uno sguardo al sito dell’artista per avere una visione completa della sua opera. Se volete vedere il lavoro dei grandi maestri della fotografia vi rimando alla sezione Maestri della fotografia. Se, invece, volete approfondire le nuove correnti fotografiche e i nuovi autori della fotografia artistica, vi rimando alla sezione Fotografia Artistica.

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