“Le immagini ferme possono muoversi e le immagini in movimento possono rimanere ferme”.
Chien-Chi Chang (張乾琦) è un fotografo nato nel 1961 a Taichung, in Taiwan. Nato da genitori di classe operaia, Chien-Chi Chang ha conseguito un BA presso la Soochow University nel 1984, per poi studiare un master di scienza presso l’università dell’Indiana nel 1990. Ha lavorato come fotoreporter per The Seattle Times (1991-1993) e The Baltimore Sun (1994-1995), prima di entrare nell’agenzia Magnum nel 1995 e diventarne membro permanente dal 2001.
Il lavoro fotografico di Chien-Chi Chang si focalizza sui concetti di alienazione e connessione. Diversi sono i progetti che il fotografo taiwanese ha portato avanti durante la sua carriera. Nella serie fotografica “Double Happiness”, che prende il nome dal disegno ornamentale della tradizionale cinese comunemente usato come simbolo del matrimonio, il fotografo taiwanese ci racconta il brutale business dellavendita di spose in Vietnam. Molte donne del Vietnam si offrono, tramite intermediari, di sposare uomini provenienti da paesi dell’Asia più ricchi.
Se uno degli uomini, che si iscrivono al servizio di ricerca di una sposa, sceglie una delle ragazze e lei accetta la proposta, il matrimonio ha luogo entro tre giorni. Il broker di matrimonio gestisce l’intera vicenda, dal processo di selezione alla cerimonia. Chang ci offre una serie di scenari di tutto il procedimento, corredati da interviste con i broker, gli uomini e le donne.
Nella serie “The Chain” Chien-Chi Chang ha visitato durante sei anni un santuario buddista a Lung Fa Tang, dove vengono mandati i malati mentali per lavorare negli allevamenti di polli. Nella società taiwanese non vi è alcun sistema di supporto per la cura per i malati di mente, che sono considerati una vergogna dalle famiglie. Fisicamente collegati da una piccola catena intorno alla vita, i malati vengono uniti in coppie. Recisi dai loro legami con la societa, vengono vincolati in una nuova catena. Sbloccate solo per dormire, le coppie si aiutano a vicenda creando una nuova sinergia.
Nonostante Chien-Chi Chang abbia visitato il manicomio per un periodo di sei anni, ha fotografato tutte le immagini della serie in una sola sessione, chiedendo ai malati di posare, dopo pranzo, sulla via del ritorno al lavoro. Posizionando i suoi soggetti come se fossero su un palco di fronte a uno sfondo scuro, il fotografo taiwanese, ha trasformato le immagini in un cifrario della condizione umana. La successione d’immagini ritrae la tensione e l’equilibrio che esiste tra la dipendenza e il potere, l’amore e l’odio, la fiducia e la sfiducia, incarnate da questi nuovi vincoli. “The Chain”fece scalpore quando fu mostrata a La Biennale di Venezia del 2001 e la Biennale di San Paolo del 2002. I ritratti sono stati pubblicati anche nel 2004, in formato di fotolibro.
Interessante anche la serie “Chinatown”, dove Chien-Chi Chang, da oltre 20 anni, fotografa la vita dei cinesi di Chinatown a New York, insieme a quella delle loro mogli e famiglie a Fuzhou. Il progetto ancora in progress, è stato esibito al National Museum of Singaporenel 2008, alla Biennale di Venezia del 2011 e all’International Center of Photography di New York nel 2012.
Vi consiglio di dare uno sguardo alla pagina web del fotografo per avere una visione completa della sua opera. Se volete, inoltre, approfondire le nuove correnti fotografiche e i nuovi autori della fotografia artistica vi rimando a questa pagina. In basso un video che contiene una successione di foto della serie “Chinatown”.
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