Il fotografo Bernard Plossu pratica la fotografia di viaggio come un modo di condividere l’emozione dello spazio e della scoperta. Compone paesaggi, volti e sensazioni, intrisi di un aspetto malinconico, in fotografie di piccolo formato. La città, la notte, le persone e la strada sono alcuni dei protagonisti delle sue fotografie, che si trasformano in evocative ed intime poesie visive, estranee alla spettacolarità.
La vita di Bernard Plossu
Bernard Plossu nasce nel 1945 a Da Lat (Vietnam). Si avvicina alla fotografia sin da bambino, quando viaggia, con suo padre, per il Sahara nel 1958. Nel 1965, dopo tre anni di studi a Parigi, viaggia in Messico. Diventa fotografo di una spedizione etnografica britannica, nella regione messicana del Chiapas. Durante 10 anni (1967-1977), con sede a Parigi, Plossu viaggia in lungo e in largo lavorando come reportagista per riviste come Realites, Partir, Atlas: negli Stati Uniti nel 1966-1967; in India nel 1970; in Africa, Niger e Marocco nel 1975, nel Senegal e in Egitto nel 1977. Nel 1977 si trasferisce a Taos, nel New Mexico, con la moglie, Kathy Yount.
Durante la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, incontra il conterraneo Gilles Mora. Insieme al fotografo e editore Claude Nori, formano un gruppo, profondamente radicato sia nella cultura classica francese, che nella fotografia americana e nella culture pop. Insieme lanciano diversi progetti, in particolare Les Cahiers de la photographie basati sul modello dei Les Cahiers du cine. La separazione di Plossu dalla moglie e il successivo espatrio dagli Stati Uniti nel 1985, lo spinge a tornare in Europa. Nel 1988 è protagonista di una grande retrospettiva al Musée national d’Art moderne – Centre Pompidou. Insignito del prestigioso Grand Prix national de la photographie, ha ricevuto la borsa di studio Villa-Mediocis-hors-les-murs per fotografare India, Turchia e Mali. Dal 1989 al 1992, vive in Andalusia (Almeria) con la sua seconda moglie, Françoise Nun, e i due figli. Dal 1992 si è trasferito nel sud della Francia, a La Ciotat.
La fotografia di Bernard Plossu
Il lavoro di Bernard Plossu si caratterizza per un’estrema sensibilità con le persone e i luoghi ritrattati, che vengono tradotte in immagini di grande intimità e sensualità. La principale influenza di Plossu può essere rintracciata nel cinema di autori come Kenji Mizoguchi, Igmar Bergman, Theodore Dreyer, Sergei Eisenstein, Nicholas Ray e Luis Buñuel. La scelta del punto di vista, il culto per l’immagine sfocata e per lo scatto da veicoli in movimento ne richiamano la poetica. Tuttavia le fotografie di Plossu non raccontano mai una storia. La maggior parte delle sue immagini forniscano solo delle tracce. Una ricerca del momento semplice, non decisivo, che si pone in contrapposizione all’ideale di Henri Cartier-Bresson. Plossu ha quasi sempre scattato in bianco e nero, con una fotocamera Nikkormat e una lente da 50 mm. Camminando, per deserti e città, ha dato vita a immagini che evidenziano i piccoli elementi, dando risalto ad un paesaggio quasi invisibile.
La citazione
“La fotografia è, per via del suo senso di osservazione, sorella della letteratura, e per via del suo senso di movimento congelato, sorella del cinema; ma l’arte più vicina alla fotografia è la danza; sapere come situarsi, spostarsi, andare avanti e tornare indietro”.
Per conoscere altri fotografi famosi
Se volete vedere il lavoro di altri maestri della fotografia vi rimando alla sezione Maestri della fotografia. Se, invece, volete approfondire le nuove correnti fotografiche e i nuovi autori della fotografia artistica, vi rimando alla sezione Fotografia Artistica
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