Il fotografo americano William Klein, con il suo modo di scattare audace e poco convenzionale, è considerato come uno dei padri della fotografia moderna
La vita di William Klein
William Klein nasce a New York nel 1928 da una famiglia d’origine ungherese di poveri immigranti ebrei. Inizialmente studia pittura a Parigi. All’inizio degli anni ’50 scopre la passione per la fotografia, che in un primo momento utilizza come mezzo espressivo astratto. Ben presto rimane, però, affascinato dalle possibilità che il linguaggio fotografico offre di occuparsi del mondo reale. Nel 1954, Alexander Liberman, allora art director di «Vogue», assume il giovane fotografo per la sua rivista di moda.
Utilizza grandangoli e teleobiettivi singolari, con effetti di luce di flash insoliti e con immagini in movimento volutamente sfocate. Lavora per «Vogue» sino al 1966, ma la sua vera vocazione sono i reportage delle metropoli quali New York, Roma, Mosca e Tokyo. Klein fotografa inizialmente con una Rolleiflex, per passare successivamente ad una fotocamera Leica. Nel 1961, Klein rinuncia alla fotografia a favore del cinema, con l’eccezione per incarichi per riviste e pubblicità. Soltanto all’inizio degli anni ’80, riprende a fotografare e in quell’occasione vengono riscoperte anche le sue prime fotografie. Muore all’età di 96 anni, il 10 Settembre del 2022 a Parigi.
Lo stile della fotografia di William Klein
E’ difficile collocare l’opera fotografica di Klein in una corrente o in un movimento artistico. Possiamo comunque affermare che la visione delle sue immagini rompe con i vecchi schemi fotografici. Nel 1954 vigevano le “leggi” imposte da Henri Cartier-Bresson, riconducibili a obiettività, eleganza, misura, distanza e discrezione. Il lavoro del fotografo americano non prende a modello i “fotografi testimoni” (Alfred Eisenstaedt, Henri Cartier Bresson) e va verso una direzione diametralmente opposta. Quelli che erano giudicati come errori imperdonabili, diventano nuovi modi per poter comunicare.
L’uso di una fotocamera con una lente grandangolare di 28 mm, accoppiato con la ricerca di una vicinanza all’interno della scena, rompe gli standard dando vita ad un nuovo vocabolario di immagini originali ed espressioniste. Lo sguardo di Klein si concentra sulla moltitudine umana. La strada diventa uno scenario ideale dove catturare l’essere umano in tutte le sue sfaccettature. Le sue immagini in bianco e nero ci lasciano una visione chiara e feroce della società moderna.
Nasce cosi un nuovo modo di raccontare, meno descrittivo e sintattico e più sincopato e disordinato. Finiscono i ritratti, le nature morte e i paesaggi fotografici. Si passa a una sperimentazione totale. Immagini accidentali, deformate dalla grana, dall’uso del mosso e dal contrasto esagerato. Immagini che hanno reso William Klein una della figure più anticonformiste della fotografia americana del dopoguerra, un vero e proprio outsider.
La citazione
“Venendo da una pittura geometrica da cui il mondo esterno era escluso, la fotografia sembrava una finestra aperta sulla vita. Potevo mostrare cosa vedevo e come pensavo. Se volete, ero un artista che usava la fotografia ma non per fare dell’arte, al contrario, piuttosto per rifarla”
Il documentario
Nel film documentario: “The Many Lives of William Klein” (2012), il fotografo americano, uno dei pionieri della fotografia di strada, si racconta attraverso le “varie vite” della sua carriera. Documentario visibile interamente e gratuitamente su Youtube.
Per conoscere altri fotografi famosi
Se volete vedere il lavoro di altri maestri della fotografia vi rimando alla sezione Maestri della fotografia. Se, invece, volete approfondire le nuove correnti fotografiche e i nuovi autori della fotografia artistica, vi rimando alla sezione Fotografia Artistica.
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Adoro William Klein e le sue immagini straordinarie