Karen Knorr è nata a Francoforte nel 1954, ma ha vissuto a Puerto Rico, prima di concludere la sua formazione a Parigi e a Londra. Oggi insegna Fotografia all’University College of Creative Arts di Farnham.
Affermatasi a livello internazionale con la serie “Gentlemen“ (1981-83), un lavoro sui club maschili inglesi, ha sviluppato molte ricerche sui codici e i comportamenti dell’establishment della borghesia, sui passatempi dell’aristocrazia, sul rapporto tra patrimonio artistico e società (Country Life, Belgravia, The Venery, Capital, Spirits, The Virtues and the Delights, tutte raccolte nel ciclo Archives, 1976-1998).
Da anni lavora sul rapporto tra natura e cultura (Connoisseurs,1986, Academies, 1994, Fables, 2003-2008, Muses and Avatars, 2009), con un approccio critico e ludico alla società contemporanea. Nella collezione “Fables” l’artista mette in scena un mondo animale variegato che si impossessa con spontaneità e curiosità dei luoghi sacri della cultura umana: giraffe comodamente acciambellate nel foyer del Castello di Chantilly, lepri e tartarughe sguinzagliate per le sale del Musée Carnavalet o ancora cervi che si scontrano negli ambienti scarlatti del Castello di Chambord.
Knorr utilizza la fauna per esplorare con un tono a volte grave, a volte ironico, l’attitudine umana alla vanità, al desiderio e all’ambizione. Gli animali sono intrusi pacifici di un mondo che non gli appartiene. Le immagini che sembrano ispirarsi alle nature morte fiamminghe per la purezza dei dettagli, ritraggono composizioni a metà tra la realtà e la fantasia, che sfidano la morale e il conformismo accademico della fotografia moderna. Se ad un primo sguardo la fotografa tedesca sembra narrare realtà che assomigliano a favole di Esopo o Ovidio, ad un’analisi più approfondita ne ribaltano il fondamento classico, secondo cui l’animale è metafora di un comportamento o di una debolezza umana.
La fauna profanatrice diventa un modo per mostrare la contrapposizione tra natura e cultura. Karen Knorr, con le sue immagini, immortala la vanità delle cose terrene, delle ricchezze accumulate, a confronto con la forza assoluta della natura. L’effetto straniante che caratterizza queste grandi immagini è ottenuto mediante sapienti montaggi grazie ai quali viene mescolata la fotografia analogica e la procedura digitale, per realizzare un’ idea estremamente fresca e visionaria.
Gli animali, a volte vivi, a volte imbalsamati, oscillano tra vita e morte, spontaneità e messa in scena, realtà e artificio. Il Museo di Fotografia Contemporanea di Cinisello Balsamo (Milano) fino al 12 settembre, presenta una mostra personale dell’artista tedesca, con ingresso gratuito, un’ottima occasione per scoprire dal vivo l’opera della fotografa.
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