Julius Koller (nato a Piestany il 28 maggio del 1939, morto a Bratislava il 17 agosto 2007) è una tra le più interessanti figure dell’arte contemporanea slovacca. Completati gli studi all’Accademia dell’Arte nel 1965, Koller prende le distanze dalla tradizione modernista per avvicinarsi alle avanguardie internazionali Dada, Fluxus, Nouveau realisme e Internazionale Situazionista.
Le teorie di questi movimenti forniscono stimoli alla prima parte della produzione artistica di Koller. L’artista cecoslovacco, tuttavia, molto presto supera questi concetti formulando nel 1965 il Manifesto dell’Anti-Happening. In esso Koller sostiene la necessità di creare occasioni di pensiero ponendo i soggetti in diretta relazione con la realtà. Gli Anti-Happening mirano ad una ristrutturazione culturale del soggetto, attraverso la consapevolezza del mondo circostante.
Per Koller gli oggetti esistenti non devono essere collocati nel contesto artistico per innescare una traslazione del significato, essendo già di per se pronti, nel loro contesto, per operazioni estetiche infinite. Nel 1970, dopo la repressione della primavera di Praga, Koller dà vita alla formulazione di un nuovo manifesto artistico: gli U.F.O.( Universal Futurogical Operations).
L’artista propone situazioni culturali dal valore universale che creano una nuova forma di vita consapevole. Sullo sfondo della repressione violenta dell’agosto del 1968, l’arte di Koller appare come un gesto provocatorio di opposizione. L’artista denota un’insistente e utopica ricerca del libero pensiero e della comunicazione tra soggetti contro l’autoritarismo dell’ordine sociale.
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