“Nei ritratti dei soldati ho voluto dare luce a volti di giovani che hanno visto qualcosa di indimenticabile. Ho chiesto a ogni soldato di mettere la testa sul tavolo al fine di creare un’immagine provocatoria che mostri la solitudine e la vulnerabilità di chi torna da una guerra”.
Suzanne Opton nasce nel 1950 a Portland. Dopo aver studiato filosofia, si avvicina alla fotografia da autodidatta. Attualmente vive a New York, dove insegna presso il Centro Internazionale di Fotografia (ICP).
Con la serie “Soldier” la Opton riesce a coglier la fragilità umana dei soldati, attraverso dei ritratti di giovani militari tornati dal fronte iracheno e afghano. Mediante una posa alquanto peculiare, la fotografa americana rende visibili le cicatrici dell’animache lo scontro bellico inevitabilmente infligge. La testa dei soldati viene ritratta appoggiata su un tavolo, come se il corpo avesse perso la linfa vitale e lo sguardo si perdesse nel vuoto.
Piuttosto che limitarsi a esporre le immagini in una galleria, dove avrebbero raggiunto un pubblico limitato, la Opton ha esposto le fotografie su cartelloni pubblicitari in tutto il paese, riscuotendo reazioni polemiche e apprezzamenti. In “Many Wars” Suzanne Opton continua il racconto riguardante i soldati, concentrandosi sulla sindrome post-traumatica da stress.
I soldati appaiono avvolti in una coperta pesante, come l’eredità di una guerra mai terminata. Ritratti fragili, intimi, dei ricoverati per disturbi da DPTS, in una clinica medica per veterani nel Vermont.
Vi consiglio di dare uno sguardo al sito dell’artista per avere una visione completa della sua opera.
Condividi:
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Telegram (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su WhatsApp (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per inviare l'articolo via mail ad un amico (Si apre in una nuova finestra)
No Comments