I soldati di Suzanne Opton

La serie “Soldier” della fotografa Suzanne Opton ritrae la fragilità dei soldati tornati dal fronte iracheno e afghano.
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La vita di Suzanne Opton

Suzanne Opton nasce nel 1950 a Portland. Dopo aver studiato filosofia, si avvicina alla fotografia da autodidatta. Suzanne Opton ha ricevuto una borsa di studio della fondazione Guggenheim nel 2009.Le sue fotografie sono incluse nelle collezioni permanenti del Brooklyn Museum, del Cleveland Museum, dell’International Center of Photography, del Museum of Fine Arts Houston e del Museo d’Arte di Portland. Attualmente vive a New York, dove insegna presso il Centro Internazionale di Fotografia (ICP).

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Le fotografie di Suzanne Opton

Il lavoro di Suzanne Opton vive al confine tra documentario e concettuale. Con la serie “Soldier”, la Opton riesce a cogliere lo sguardo di chi ha vissuto le sofferenze della guerra. Mediante una posa alquanto peculiare, la fotografa americana rende visibili le cicatrici dell’anima, che lo scontro bellico inevitabilmente infligge. La testa dei soldati viene fotografata appoggiata su un tavolo, come se il corpo avesse perso la linfa vitale e lo sguardo si perdesse nel vuoto.
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Piuttosto che limitarsi a esporre le immagini in una galleria, dove avrebbero raggiunto un pubblico limitato, la Opton ha esposto le fotografie su cartelloni pubblicitari in tutto il paese, riscuotendo reazioni polemiche e apprezzamenti.
In “Many Wars” Suzanne Opton continua il racconto riguardante i soldati, concentrandosi sulla sindrome post-traumatica da stress.
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I soldati appaiono avvolti in una coperta pesante, come l’eredità di una guerra mai terminata. Ritratti intimi dei ricoverati per disturbi da DPTS, in una clinica medica per veterani nel Vermont.
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La frase di Suzanne Opton

“Nei ritratti dei soldati ho voluto dare luce a volti di giovani che hanno visto qualcosa di indimenticabile. Ho chiesto a ogni soldato di mettere la testa sul tavolo al fine di creare un’immagine provocatoria che mostri la solitudine e la vulnerabilità di chi torna da una guerra”.

Per conoscere altri grandi fotografi

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