La fotografia di Jungjin Lee

La fotografa sud coreana Jungjin Lee crea paesaggi fotografici che mescolano tecniche e materiali della tradizione orientale e occidentale.

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La vita di Jungjin Lee

Jungjin Lee nasce nel 1961 in Sud Corea. Ha studiato calligrafia durante l’infanzia e si è laureata in ceramica alla Hongik University di Seoul nel 1984. Dopo la laurea, Lee ha lavorato come fotoreporter e successivamente come fotografa freelance. Trasferitasi negli Stati Uniti ha conseguito un M.F.A. presso la New York University. Nella grande mela diventa assistente del prestigioso fotografo Robert Frank.

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Il lavoro di Lee è stato ampiamente esposto tra Stati Uniti, in Europa e in Corea. Lee ha pubblicato diversi libri tra cui Desert (2018), Opening (2018), Everglades (2016), Echo (2016), Named Road (2015), Wind (2009), Jungjin Lee (2006), Thing (2005), Desert ( 2002), On Road/Ocean (2001), Jungjin Lee: Beyond Photography (2000), Wasteland (1997) e Lonely Cabin in a Far Away Island (1988). Nel 2017, una sua retrospettiva, intitolata “Jungjin Lee: Echo” è stata organizzata nel prestigioso museo coreano National Museum of Modern and Contemporary Art (MMCA).

Lo stile fotografico di Jungjin Lee

Le immagini di Lee sono paesaggi che rappresentano uno stato mentale. Ogni fotografia è il risultato di un processo fortemente mediato, che accentua e nasconde le capacità mimetiche della fotografia, per creare un’estetica che si avvicina alla tradizionale pittura a inchiostro asiatica.

Jungjin-Lee-fotografia paesaggio

Lo spazio dei paesaggi in bianco e nero di Jungjin Lee sembra essere riempito da qualcosa di non identificabile, ma che risulta decisamente tangibile. Non vediamo quasi mai persone. In ogni immagine esistono degli elementi riconoscibili. Eppure, ciò che dovrebbe sembrare familiare viene reso in qualche modo estraneo.

In certe immagini, terra e cielo sembrano aver smarrito il loro orizzonte. Il grigio si fonde con il grigio, fino a dissolversi. Cieli, nuvole, mari diventano spesso astrazioni, bande di luce e oscurità. Universi vuoti, che nonostante tutta la loro fisicità, rimangono unici e misteriosi. Immagini ricche di metafore che sembrano rendere accessibile l’invisibile.

La fotografa sud coreana Jungjin Lee nuovole e montagne bianco e nero

La fotografia di Jungjin Lee riflette sia la consapevolezza delle tematiche affrontate dall’arte contemporanea, sia l’eredità della tradizione coreana. Nel catalogo Contemporary Korean Photographers: A New Generation, Bohnchang Koo ha scritto che le fotografie di Lee “rendono le tematiche affrontate come oggetti silenziosi, ma il loro silenzio è come un sussurro infinito“.

Jungjin Lee fotografia orrizonte mare cielo

Il procedimento di stampa su carta Hanji

Il procedimento usato da Jungjin Lee è abbastanza particolare. La fotografa utilizza una stampa in camera oscura su carta coreana Hanji, una carta di gelso fatta a mano, previamente rivestita con un’emulsione sensibilizzante. Quando l’immagine viene sviluppata su hanji, l’emulsione sensibile alla temperatura ammorbidisce i contrasti sulla carta in fibra, creando dei toni di grigio sfumati, che ricordano i dipinti a inchiostro, tipici dell’Asia orientale. Di tanto in tanto, come tocco finale, l’artista applica dell’inchiostro a mano, su alcune aree della sua stampa, per conferire un contrasto più profondo. Dalla pre-visualizzazione al lavoro finale, il processo fotografico di Lee rimane soggetto all’arbitrarietà, agli incidenti di chimica e alla differente consistenza dei materiali. Le trame di ogni carta variano; così come la forza e la densità dell’emulsione. Nelle stampe, pertanto, risultano spesso visibili fibre e imperfezioni.

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Negli ultimi anni, le stampe finali di Jungjin Lee sono il risultato di una combinazione tra procedimenti analogici e digitali. Lee scansiona la stampa sviluppata in camera oscura, apportando regolazioni digitali in post produzione, per, poi, stampare digitalmente su grandi fogli di carta di gelso.

La frase di Jungjin Lee

“Mi piace fotografare perché la mia macchina fotografica cattura ciò che sento, al di là di ciò che vedo. Scattare una foto richiede solo un battito di ciglia, ma il mio occhio sembra penetrare attraverso la superficie della realtà e raggiungere qualcosa di eterno”.

Per conoscere altri fotografi famosi

Vi consiglio di dare uno sguardo al sito dell’artista per avere una visione completa della sua opera. Se volete vedere il lavoro dei maestri della fotografia vi rimando alla sezione Maestri della fotografia. Se, invece, volete approfondire le nuove correnti fotografiche e i nuovi autori della fotografia artistica, vi rimando alla sezione Fotografia Artistica.

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