Erich Salomon: maestri della fotografia

Erich Salomon nasce a Berlino nel 1886, da una famiglia di origine ebraica. Tutta la sua attività di fotografo si concentra in soli 5 intensi anni, dal 1928 al 1933. Inizialmente Salomon studia giurisprudenza. Chiamato alle armi nel 1914, durante il conflitto rimane prigioniero dell’esercito francese fino alla conclusione dello stesso.

La famiglia di Salomon analogamente a molte altre famiglie della classe media, era andata in rovina a causa della guerra. La situazione economica del dopoguerra non era favorevole per intraprendere la carriera di avvocato, pertanto Salomon si vede costretto ad arrangiarsi con differenti lavori. Dopo un po’ di tempo trova un lavoro nel settore pubblicitario della casa Ullstein. Uno dei compiti principali di Solomon consiste nel controllare che siano rispettati i contratti conclusi con i cittadini, che affittavano i muri delle loro case, affinché si attaccassero i manifesti pubblicitari.

Salomon prende parte a numerosi contenziosi e utilizza spesso la fotografia come prova testimoniale per i tribunali. Ben presto si rende conto come il mondo fotografico possa essere redditizio, compra una camera e si mette in proprio. Nel 1928 le sue prime immagini, relative a un processo di omicidio, appaiono sul Berliner Illustrierte.

Erich Salomon diventa ben presto famoso pubblicando servizi fotografici su personaggi della politica e della cultura, ritratti spesso a loro insaputa, nel corso di riunioni e incontri preclusi alla stampa. L’ambizione del lavoro fotografico di Salomon è fare del mezzo fotografico uno strumento di comprensione del mondo. Le sue immagini si caratterizzano per la loro semplicità. Pioniere del fotogiornalismo moderno, il fotografo abbandona il rigore formale e il parametro della nitidezza, a scapito d’immagini che comunicano l’emozione del momento.

Lo stile fotografico di Erich Salomon

Salomon si serve inizialmente di una camera Ermanox con lastre di vetro, una fotocamera dotata di una lente F/2 molto luminosa per l’epoca, che gli consente di fare a meno dell’uso dei flash in interni. Il limite di questa fotocamera era una profondità di campo limitata, per cui era necessario ovviare con una stretta vicinanza al soggetto ritrattato. Dopo l’Ermanox, Salomon passa alla Leica che usava una pellicola 35 mm.

Il lavoro fotografico di Erich Salomon non si limita a riprendere uomini di stato e famosi durante gli atti di rappresentanza, ma ne investiga i momenti più intimi, quei “momenti di disattenzione”, dove regna la stanchezza, la rabbia o la sorpresa. Se prima le figure pubbliche erano ritrattate con immagini dal copione rigido, che evidenziavano la forza e il potere della loro responsabilità politica, Salomon contribuisce a restituirci dei ritratti “umani” delle personalità dei suoi tempi.

Se in un primo tempo le incursioni nascoste di Salomon (definito il “re degli indiscreti” e “il primo paparazzo della storia”) erano viste come un pericolo dai potenti, ben presto gli stessi capirono come i mezzi di comunicazione di massa potessero determinare i movimenti di opinione della massa. La voce fotografica di Erich Salomon viene messa a tacere dal regime nazista. Costretto a fuggire dalla Germania per rifugiarsi in Olanda, Salomon viene catturato e deportato nel campo di concentramento di Aushwitz, dove muore con la famiglia nel 1944.

Se volete vedere il lavoro di altri maestri della fotografia vi rimando alla sezione Maestri della fotografia. Se, invece, volete approfondire le nuove correnti fotografiche e i nuovi autori della fotografia artistica, vi rimando alla sezione Fotografia Artistica.

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