Devi essere ricco per diventare un artista? Questa domanda provocatoria rappresenta un punto di partenza per analizzare alcune problematiche del mondo dell’arte e per evidenziare le difficoltà per un artista di entrane a farne parte.
Le forme artistiche dell’arte contemporanea sono numerose, diverse e contraddittorie. Arte può essere potenzialmente tutto, fatta da chiunque e mostrata in qualsiasi contesto. La fotografia è solo una di queste forme d’arte. L’interesse del mercato verso la fotografia, nonostante le sue peculiarità, è sempre maggiore e gli spazi espositivi e i festival a essa dedicati si vanno moltiplicando (vi rimando a questo articolo per approfondire sulle problematiche e caratteristiche della fotografia nel mercato dell’arte). Questa situazione di profonda apertura ai più svariati campi di sperimentazione artistica, si scontra, tuttavia, con un sistema di gestione consolidato in maniera tradizionale, dove pochi attori (gallerie, critici e curatori), determinano o meno il successo di un artista. Il successo finanziario nel campo artistico, inoltre, ha spesso poco a che fare con il talento.
Il critico d’arte statunitense Ben Davis in un articolo del 2015 intitolato “Do You Have to Be Rich to Make It as an Artist?“ ha messo in evidenza come la maggior parte delle esposizioni importanti fossero monopolizzate da artisti che provenivano da famiglie ricche. Ben Davis aveva nominato la video istallazione di Rachel Rose al Whitney Museum of American Art, intitolata Everything and More, nei migliori spettacoli dell’anno. Dopo la pubblicazione della recensione, Davis ha ricevuto delle critiche che puntavano il dito sul fatto che il valore della produzione fosse una parte significativa di quell’incanto, sottolineando come Rose provenisse da una delle più potenti famiglie del mercato immobiliare di New York.
Ben Davis ha allora studiato il calendario del museo del 2015 e ha trovato ulteriori esempi simili. Il punto di partenza dell’articolo del critico americano è provocatorio ed estremamente interessante, anche se Davis pecca nel non andare oltre, nel fermarsi al dato, senza cercare di capire le motivazioni. Finita l’accademia, pochi artisti riescono a sopravvivere nelle prime fasi della loro carriera. Difficile trovare un lavoro decentemente remunerato, difficile vendere le proprie opere. Le ricompense finanziarie possono certamente arrivare, ma spesso sono altamente irregolari e altalenanti, andando su e giù nel corso degli anni. Il percorso artistico è come una gara di fondo, la resistenza è una degli aspetti più importanti. Molti artisti, tuttavia, sono costretti a trovare un lavoro in un campo diverso per mantenersi, e consequenzialmente sottrarre tempo ed energie alla sperimentazione. Molti abbandonano, dopo pochi anni. Chi ha una famiglia ricca alle spalle, che può aiutare economicamente, ha più facilita’, nel sopravvivere in questo duro mondo. Ma non solo, provenire da una famiglia benestante può aiutare in un altro aspetto, molto più decisivo: le connessioni.
In una mostra del 2012 sulla nascita dell’astrazione al Museum of Modern Art di New York, i curatori hanno sottolineato il modo in cui gli artisti potrebbero essersi influenzati a vicenda. La curatrice della mostra Leah Dickerman e lo studioso Chazen Paul Ingram, hanno usato la rete di iterazione dei primi pionieri dell’astrazione per intraprendere una nuova indagine: esaminare il ruolo che la creatività e le connessioni hanno giocato, in relazione al livello di fama che hanno raggiunto. Mentre gli studi passati hanno suggerito l’esistenza di un legame tra creatività e fama, Ingram e Banerjee hanno riscontrato, come gli artisti con una vasta e diversificata rete di contatti avessero più probabilità di essere famosi, indipendentemente da quanto fosse creativa la loro arte. Questo studio si è focalizzato su un contesto specifico e secolare, tuttavia, possiamo presupporre che i risultati siano veritieri, anche, per gli artisti di oggi.
Forse l’artista che esemplifica maggiormente questi studi è Jeff Koons. Un ex broker di borsa di Wall Street entrato prepotentemente nel mercato dell’arte, per diventarne uno dei maggiori produttori.
Conoscere il mondo dell’arte e il suo funzionamento è di fondamentale importanza per tutti coloro che vogliano intraprendere una carriera relazionata con l’arte. Si calcola che annualmente nel nostro Paese vi siano un migliaio di giovani che aspirano ad intraprendere la carriera artistica. Un panorama intricato che si caratterizza per un’offerta che supera di gran lunga la domanda e un mercato che si rifugia nel certo, negli autori già affermati, certificati da poche e influenti gallerie, critici e curatori. Credo che sarebbe essenziale preparare maggiormente gli studenti alle difficoltà di quella che sarà la realtà che si troveranno dopo. La parte creativa spesso finisce per essere solo una parte piccola del lavoro di un artista. Esiste tutta una parte, che possiamo definire burocratica, che si basa nella compilazioni di moduli per aiuti economici, concorsi, marketing e networking, che rappresenta una fetta importante per riuscire ad andare avanti.
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