Forse l’aspetto che definisce meglio l’arte contemporanea è la stessa difficoltà nel trovarne una definizione. Al di là dell’affermazione generica che individua l’arte contemporanea come l’arte creata nel presente, le forme artistiche odierne sono molto numerose, diverse e contraddittorie. Le stesse componenti in gioco sembrano molto più vaghe che nel passato. Arte può essere potenzialmente tutto, fatta da chiunque e mostrata in qualsiasi contesto. Questa situazione di profonda teorica apertura si scontra con un sistema di gestione che è rimasto sostanzialmente vecchio, nonostante la globalizzazione del mercato e l’innesto di nuovi strumenti di commercializzazione (primo fra tutti la rete).
Il sistema arte: Le gallerie d’arte
Le parti di questo articolato “sistema” sono artisti, gallerie pubbliche e private, Istituzioni culturali, musei di arte moderna contemporanea, collezionisti, curatori e critici. In questo sfondo gli aspiranti artisti lottano e ambiscono ad esporre mostrando il loro lavoro nelle gallerie d’arte. Le gallerie d’arte sono esercizi commerciali specializzati nell’esposizione e nella vendita di opere d’arte. Le gallerie d’arte private, che si distinguono per finalità da quelle pubbliche, possono essere gestite da privati o associazioni. Le gallerie rimangono, ancora oggi, il punto di riferimento principale per il collezionista o l’appassionato d’arte intenzionato ad acquistare delle opere. Esse sono determinanti nel decidere il successo o meno di un artista. Infatti, solo nel mostrare un autore, alcune gallerie certificano il valore dello stesso nel mercato. Conoscere il loro mondo, pertanto, è di fondamentale importanza per tutti coloro che vogliano comprendere le dinamiche per entrare nel mercato. Si calcola che annualmente nel nostro Paese vi siano un migliaio di giovani che aspirano ad intraprendere la carriera dell’artista. Un panorama intricato che si caratterizza per un’offerta che supera di gran lunga la domanda e un mercato in crisi che si rifugia nel certo, negli autori già affermati, certificati da poche e influenti gallerie, critici e curatori. All’artista esordiente, pertanto, difficilmente viene lasciato molto spazio d’azione.
Relazione galleria e artista
Le relazioni commerciali tra galleria e artista sono di molteplici tipologie. Esistono le cosi dette “Vanity Galleries” che si limitano ad affittare in cambio di denaro temporaneamente gli spazi espositivi agli artisti. Esse svolgono solo un ruolo di affitto degli spazi, disinteressandosi dell’attività curatoriale e promozionale dell’autore. Esistono gallerie che si limitano ad acquistare e rivendere le opere d’arte per proprio conto. Altre che organizzano mostre collettive o individuali solo occasionalmente. Le gallerie più note, le “Gallerie di Brand” e le “Gallerie Tradizionali”, preferiscono instaurare relazioni di durata con gli artisti e rappresentarli per lunghi periodi di tempo. La loro attività si snoda attraverso la promozione dell’artista, la pubblicazione di cataloghi, l’organizzazione di mostre, la collaborazione e il prestito di opere a musei e ad altre gallerie. Abitualmente le stesse gallerie pagano la produzione delle opere o parte di essa o un compenso mensile all’artista computandolo come anticipo sulle future vendite delle opere d’arte. A seconda del rapporto che si instaura tra galleria e artista, sorgono in capo alla galleria e all’artista determinati obblighi, diritti e responsabilità.
Le gallerie più importanti dispongono, sicuramente di un fitto potere economico e relazionare. Dette anche “Gallerie di Brand”, sono spesso presenti in più di una delle principali capitali dell’arte: New York, Londra, Berlino, Parigi, Roma, Bruxelles, Shanghai. Attraverso il loro operato le “Gallerie di Brand” sono in grado di influenzare in maniera decisiva il mondo artistico. Esse operano nella fasce più alte del mercato e pur rappresentando solo circa il 3% di questo mondo, rappresentano la maggior parte del fatturato. Un gradino più in basso troviamo le gallerie “Tradizionali” che dispongono di meno capitale ma svolgono una fondamentale attività di promozione e valorizzazione dei nuovi artisti. Tuttavia, l’apertura di una galleria “Tradizionale” comporta un forte investimento iniziale, tanto che 4 gallerie di arte contemporanea su 5 falliscono entro cinque anni. Per questo motivo, abitualmente la strategia di guadagno del gallerista tradizionale si basa sull’acquisire in conto vendita il maggior numero possibile di opere, così da perdere poco sugli artisti emergenti e guadagnare attraverso la vendita di nuovi lavori di artisti affermati.
Come far entrare il nostro lavoro in una galleria?
Le gallerie prendono in considerazione lavori che presumono possa essere venduti. Per entrare a far parte di una galleria, pertanto, non è soltanto necessario possedere un corpo di lavoro solido, ma anche che lo stesso, per tematiche e stile, abbia una possibile appetibilità nel mercato. Non tutte le gallerie faranno al caso nostro. Se siamo fotografi, dobbiamo considerare se la galleria sia interessata alle opere fotografiche e qualora lo sia, se le nostre foto, per tematica o stile, possano rientrare nelle scelte curatoriali della galleria stessa. Bisogna anche tenere in considerazione che le gallerie sono prese d’assalto da tantissimi artisti o aspiranti tali, che inviano ripetutamente i loro lavori. Nel proporsi, non esistono regole esatte, risulta estremamente difficile un contatto diretto. Esistono , tuttavia, dei canali privilegiati di contatto: quali le residenze artistiche, le letture di portfolio, i premi e le grants. Se volete approfondire l’argomento riguardo al mercato della fotografia vi rinvio a questo link.
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